martedì 18 novembre 2008

Lettera aperta del PRESIDENTE

Se un uomo non combatte per difendere
la sua idea, o la sua idea non vale niente o
non vale niente lui.


Cari consulenti, gentili clienti ed esercenti,
abbiamo dedicato gli ultimi 6 anni della nostra vita interamente all’avventura Yourstore.

In questo momento critico voglio che sappiate che continueremo a batterci con estrema determinazione, giorno e notte, per tutelare la vostra attività e i vostri diritti.
Abbiamo investito sempre tutte le risorse che avevamo a disposizione in termini di tempo e denaro per questo progetto. Continueremo a farlo.
Yourstore per noi non è solo un’azienda ma fondamentalmente una grande idea: creare un mezzo attraverso il quale poter dare, a chi lo volesse, l’opportunità di mettersi in gioco con valore per raggiungere i propri obiettivi, più o meno ambiziosi.
I nostri valori sociali più importanti sono la libertà, il rispetto , l’onestà e la condivisione. Valori che abbiamo potuto vivere e sperimentare pienamente trasformando, tutti insieme, un’idea in una realtà.
L’unione crea la forza non è stato solo un motto per noi. Siamo partiti da un’idea e abbiamo perseverato talmente tanto da divenire un case-history: la 1° azienda, tutta italiana, che ha creato un servizio innovativo per i consumatori e lo sta evolvendo e distribuendo attraverso il network marketing da oltre 6 anni.



Siamo imprenditori che credono fermamente che ogni persona ha un dono particolare e, in virtù di questo, che le più grandi risorse all’interno di ogni azienda siano le persone, se messe nelle condizioni di mettere in gioco il proprio valore.
Come tutte le aziende che nascono e crescono portando avanti una idea nuova, anche noi abbiamo pagato il dazio dell’inesperienza, commesso errori di valutazione e vissuto fasi alterne di alti e bassi legate anche all’incerto andamento generale del mercato italiano.
Non intendo assolutamente esimermi dalle mie responsabilità di Presidente, tutt’altro, ma è arrivato il momento di fare luce, in estrema sintesi e tralasciando volutamente alcune situazioni importanti ma non prioritarie, su alcune dinamiche fondamentali che hanno contribuito, se non condizionato fortemente, a determinare il nostro attuale stato di crisi.
Nel periodo che va dal 2002 al 2006 abbiamo prodotto migliaia tra clienti, consulenti ed esercenti superando ostacoli, vincendo sfide e raggiungendo obiettivi importanti che ci hanno permesso di onorare sempre i nostri impegni.




Quindi, 4 anni in cui abbiamo:
- distribuito un servizio che faceva realmente risparmiare i consumatori sui beni di largo consumo
-retribuito regolarmente i dipendenti
- inviato le provvigioni a tutti i consulenti
- pagato gli esercenti convenzionati e i fornitori
Fino al 19 dicembre 2006, giorno in cui un Magistrato, partito dalla Sardegna insieme a un nucleo della guardia di finanza, interpretando la ns. fidelity come uno strumento finanziario e contestandomi i reati di moneta elettronica e raccolta fondi, ci bloccava completamente l’azienda sequestrandoci i conti correnti, il data-base e tutti gli strumenti operativi di gestione senza tener conto delle conseguenze catastrofiche che questo avrebbe comportato.



Oltre allo shock subito da tutti i dipendenti che si trovavano nel giro di poche ore in una situazione di estrema precarietà, dovevamo fare i conti con migliaia di clienti che si recavano dagli esercenti convenzionati e non potevano ritirare gli omaggi, centinaia di esercenti che non ricevevano i pagamenti della merce essendo i nostri conti bloccati e centinaia di consulenti che venivano assaliti da tutti per ottenere delle risposte.
Con l’aggravante che tutto questo accadeva nel periodo natalizio.
Convocai il gruppo dei manager e insieme optammo per tutelare le persone che avevano creduto in noi.
Credendo nella giustizia abbiamo fatto ricorso affidando la nostra sorte ad una variabile che non era sotto il nostro controllo: il giudizio delle nostre istituzioni.




Il Tribunale del Riesame di Nuoro ha revocato il sequestro, ma tra la revoca e il momento in cui potemmo effettivamente tornare ad essere operativi (oltre 2 mesi) la nostra credibilità era stata letteralmente distrutta. Le banche non ci concessero ulteriori fidi e quelli che avevamo in precedenza ci vennero addirittura revocati.
Peraltro va detto che anche noi non eravamo perfettamente attrezzati, in termini di tempo e di strumenti, per gestire una comunicazione efficace per tranquillizzare migliaia di operatori di mercato tra consulenti, clienti ed esercenti.
In quel periodo perdemmo tanti amici consulenti che non riuscirono a gestire in modo funzionale le molteplici pressioni.



Il circuito esercenti era quasi totalmente perduto, rendendo il nostro prodotto difficilmente usufruibile e, quindi, intere regioni commerciali furono annientate con conseguente crollo dei fatturati.
Incontrai di nuovo i manager ed insieme arrivammo alla conclusione che, per difendere il nostro progetto e tutelare gli interessi di tutti coloro che avevano creduto in noi, l’unica soluzione nell’immediato era, da una parte, mettere mano nelle nostre tasche per sostenere l’azienda e dall’altra distribuire un ulteriore prodotto veicolabile sui commercianti, Il Point.



Il 18 marzo 2007 presentammo il progetto Point.
Nonostante una discreta partenza del progetto commerciale, il confronto con il mercato, che nel frattempo era sempre più in crisi, non ci permise di raggiungere il nostro obiettivo: far fronte a tutti i creditori.
Dichiarare fallimento o continuare a lavorare sodo per garantire clienti e commercianti?
Ho passato tutto il mese di agosto ad incontrare, scusandomi personalmente, tutti i commercianti in difficoltà ed emettendo loro cambiali a garanzia del totale del nostro debito. Cambiali che puntualmente abbiamo onorato per un intero anno.
Prendendo atto della nostra onestà e della volontà di risanare i debiti i commercianti accettarono gli effetti, ma ormai avevamo perso credibilità e ci trovammo nel giro di 2/3 mesi senza circuito esercenti.



Questo voleva dire che i nostri clienti non potevano di nuovo usare il prodotto. Per non disattenderli e per poter far utilizzare i punti accumulati creammo un catalogo on-line nel quale si potevano utilizzare i valori omaggio ordinando buoni carrefour, ricariche telefoniche e buoni benzina.
Chiaramente in tutto questo e a causa di forti pressioni ricevute, molti tra i nuovi consulenti persero fiducia e altrettanti clienti si trovarono a non avere informazioni esatte su quello che realmente stava accadendo.
In quel momento , come tante volte in passato, fu proprio la forza del gruppo dei consulenti più vicini che ci convinse ad accettare l’ennesima sfida e quindi di nuovo tutti insieme a testa bassa e gambe in spalla a spingere sul mercato per onorare gli impegni presi.



Sembrava tutto risolversi quando dopo estenuanti trattative ci accingevamo a chiudere un accordo commerciale a livello nazionale con uno dei più grandi gruppi petroliferi italiani che avrebbe risolto immediatamente ogni tipo di disservizio, economico e di circuito esercenti.
Tanto è che alla nostra convention del 21 ottobre 2007 all’Auditorium del Massimo, davanti a circa 1.300 invitati, comunico l’imminente chiusura della trattativa che avrebbe previsto la partenza di un’area test nel brevissimo periodo.
Qui, è il caso di dirlo, cantammo vittoria troppo presto. Come dice il detto: “Fa più rumore un albero che cade piuttosto che una foresta che cresce”, a causa di qualche esercente ormai diffidente e di qualche consulente che usa da tempo i blog di internet per sfogare le sue ansie…saltò l’accordo.
In quel momento la nostra credibilità era veramente sotto i minimi storici….nonostante che le cambiali venissero regolarmente pagate e i buoni consegnati ai clienti, ci trovammo ad avere una fidelity card non utilizzabile a causa di un circuito esercenti che non esisteva più.
A giugno 2008, ci siamo accordati con una società finanziaria, la Fin Presto spa, per la distribuzione di una piattaforma bancaria associata ad una carta ricaricabile con brand Visa/Yourstore.




Mi piace dire, per onor del vero, che i manager della FinPresto spa hanno dimostrato di essere persone che non giudicano in modo superficiale un’azienda in difficoltà. Dopo un’attenta analisi si sono messi nelle condizioni di capire, al di là delle chiacchiere da bar, da chi era composta la Your Store spa: imprenditori seri, onesti, determinati e con grandi potenzialità.
Davanti a noi si profila una scelta umana ed imprenditoriale fondamentale.
Da un lato abbiamo impegni da onorare costituiti da cambiali verso gli esercenti, omaggi da consegnare ai clienti e provvigioni da pagare ai consulenti; con l’aggravante di un servizio non funzionante. Dall’altro lato, un prodotto nuovo, apprezzato e fruibile in tutto il mondo con una piattaforma bancaria continuamente arricchita con nuovi servizi.
Due aziende in una, una vecchia Yourstore, carica di responsabilità verso tante persone, e una nuova Yourstore, con un prodotto eccezionale, funzionante che non crea disservizi.




Nella situazione in cui, nostro malgrado, ci siamo trovati, parecchi imprenditori, probabilmente, avrebbero mandato in fallimento la yourstore o, come si dice, avrebbero chiuso “baracca e burattini” sgravandosi di dosso tutti gli oneri che questa avrebbe comportato per magari ripartire con una nuova azienda “pulita” e senza fardelli da portarsi dietro.
Abbiamo scelto di “darci dentro” distribuendo il nuovo prodotto per saldare i nostri debiti, piuttosto che sfruttare questa opportunità per gettarci in un nuovo business.
Noi, qualcuno penserà “stupidamente”, abbiamo ritenuto opportuno per essere in linea con i nostri valori, di non sottrarci alle nostre responsabilità e di continuare come sempre a lavorare per dare risposte concrete alle persone che hanno creduto nel nostro gruppo, tutelando tutti quei consumatori che ci hanno dato fiducia.



Voglio ricordare che da quando siamo in disservizio, circa 2 anni, stiamo lavorando ed onorando i nostri impegni e continueremo a farlo in futuro.
Per tutelare i creditori il 13 novembre, in accordo con il collegio sindacale, organo istituzionale che ha approvato la nostra strategia di tutela dei consumatori e degli esercenti, abbiamo posto in liquidazione la Yourstore spa.
Il liquidatore è già al lavoro e sta, da un lato, contattando tutti i creditori per accordarsi nuovamente su un piano di rientro percorribile e, dall’altro, dialogando con alcune aziende fornitrici interessate a rilevare gli esclusivi asset strategici della Yourstore per poter disporre di ulteriori risorse finanziarie.
La liquidazione è una procedura atta a tutelare tutti coloro che hanno crediti da esigere e noi vogliamo supportarla, continuando a fare attività, distribuendo il nuovo prodotto fino a copertura totale dei debiti.




La cosa assurda è che tutto questo, in piena era tecnologica, può essere messo a repentaglio da un manipolo di persone che, sicuramente in buona fede o forse per sublimare personali frustrazioni, continuano ad usare dei blog su internet per screditare l’azienda, offendere i manager che ne fanno parte e recando indirettamente un grave danno a tutti coloro che hanno crediti da recuperare.
Non possiamo ulteriormente permettere ad alcune persone il lusso di scrivere pubblicamente fandonie sull’azienda per la quale centinaia di persone stanno investendo la loro vita profondendo sforzi quotidiani e mettendo in gioco la loro immagine.
Né possiamo permettere il diffondersi di calunnie e commenti diffamatori a danno dei vertici della Società, dei suoi soci e di coloro che da anni operano con noi.
Ne va della nostra dignità, per questo motivo abbiamo sporto, ed esorto tutte le persone coinvolte a farlo, denuncia-querela per diffamazione al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma.




Inoltre appare singolare leggere su internet che un poliziotto di cui si legge il nome (senza il cognome) lascia il suo numero di cellulare dicendo che sta raccogliendo informazioni su incarico di un Pubblico Ministero della Procura di Velletri.
Preso atto di tutto ciò, non sorprende più di tanto invece il fatto che alcuni paladini di una malintesa giustizia che, tra le altre cose non hanno crediti da vantare nei nostri confronti, pur di sentirsi importanti ritagliandosi uno spazio da protagonisti per distruggere piuttosto che per risanare, stiano telefonando a quanti più consulenti ed esercenti possibili seminando un clima di terrore e paura.
Anche di questo abbiamo testimonianze scritte con tanto di fotocopia di documento e ci accingiamo a sporgere denuncia alle autorità competenti, questa volta non contro “ignoti”.




Ci sono 400 persone, la nostra rete commerciale, che stanno tuttora lavorando per sanare ogni pendenza.
Chiaramente ulteriori rallentamenti causati da blocchi di attività, diffamazioni, cattiva pubblicità potrebbero compromettere la nostra strategia commerciale tesa alla tutela degli interessi di tutti, e indurci a desistere dal proseguimento dell’attività condividendo le responsabilità civili ed economiche di un eventuale fallimento con chiunque, attraverso il suo comportamento o le sue azioni, abbia compromesso il buon esito della liquidazione.
Aggiorneremo regolarmente tutti sui futuri sviluppi della nostra azione.
C’è un gruppo di persone che non si è mai tirato indietro quando sul suo cammino ha incontrato ostacoli all’apparenza insormontabili, un gruppo di persone che è stato sempre coerente con i propri valori e non si è mai nascosto dietro ad un dito né tantomeno è mai scappato davanti alle difficoltà.




Ho aperto questo comunicato citando una celebre frase:



“Se un uomo non combatte per difendere la sua idea,o la sua idea non vale niente o non vale niente lui.”


Ed e’ proprio a loro che chiudendo la lettera,rinnovo la profonda stima: a tutti i consulenti,i miei Soci e i dipendenti che con spirito di professionalita’,forte determinazione e grande coraggio si stanno prodigando per risolvere tutti i disservizi a tutela dei consumatori e degli esercenti.


Il Presidente
Dr. Fulvio Rinaldi